Erica vive a Milano con i suoi due cani in un tempo sospeso tra alti e bassi dovuti a un doloroso divorzio e a una confusa vita sentimentale. Il suo rifugio è una valle del Monte Rosa dove perdersi nella meraviglia della natura.

Un giorno, il limbo in cui si è rintanata viene scosso da due eventi simultanei e imprevisti: il ritrovamento di una vecchia busta dimenticata e la consegna di un regalo d'addio dell'ex marito americano, un puzzle. La sfida per ricomporre l'immagine e il tentativo di sbrogliare il gomitolo della sua vicenda personale dà origine a un vagabondaggio della mente, che farà emergere episodi persi nel passato e ambientati sulle due sponde dell'oceano tra Europa e America. I fatti, narrati solo parzialmente e i segreti di famiglia, appena accennati e subito rimossi, porteranno alla luce i condizionamenti culturali che hanno causato la fine del suo matrimonio.

Per tutte le cose esistono antichi colpevoli. Davvero? Il nonno O'Sullivan di origine irlandese con i suoi sogni, la vecchia madre scappata con le figlie a Salem, la città delle streghe, i gemelli Schneider americanizzati in Taylor, Beth, William, Tommy, gli amici sopravvissuti al nazismo, i suoi stessi antenati e la sua bizzarra famiglia italiana sono solo alcuni tra i protagonisti, che si mescolano nel caleidoscopio dell'intreccio delle loro storie. Tutti loro, e la stessa Erica, sono legati da fili sottili, ma resistenti come quelli di una ragnatela e condividono il destino comune di fondersi in un melting pot pervaso sia da violenza che da ottimismo e gioia di vivere.

  «Ritornare negli USA per l’ennesima volta, dopo aver giurato di non andare mai più nelle zone bollenti della terra rossa, equivaleva a subire il malessere di una coazione a ripetere ingovernabile. Voleva rivivere la sensazione di pace e isolamento che si prova guidando un’auto nel deserto, nelle prime luci rosate dell’alba, su una strada secondaria senza traffico, avendo davanti solo la striscia nera dell’asfalto e centinaia di conigli bianchi che la attraversano saltando a zig zag davanti all’auto, spuntando magicamente dai cespugli secchi laterali. Andava piano ma non pianissimo, eppure i conigli erano così veloci che riuscivano a non farsi investire. Apparivano da un lato e scomparivano dall’altro, senza danni, migliaia di conigli...»

   «Erica non capiva nulla di relatività e di fisica quantistica, ma preferiva immaginare che, prima o poi, sconfiggendo la teoria della distruzione della materia, sarà possibile attraversare i buchi neri per viaggiare in fantastici universi paralleli. Qualsiasi cosa significasse».

    «Guardare in fondo al pozzo voleva anche dire essere in grado di ascoltare».